Beatrice Pediconi – Diario di un Tempo Sospeso

z2o Sara Zanin è lieta di segnalare che in occasione della mostra L’improduttiva di Giulia Andreani, la Collezione Maramotti di Reggio Emilia esporrà l’opera di Beatrice Pediconi, Diario di un Tempo Sospeso (2020), entrata di recente a far parte della Collezione.

Diario di un Tempo Sospeso è un’installazione che comprende 43 disegni su carta realizzati con emulsione fotografica, ciascuno dei quali scandisce ogni giorno di lockdown vissuto dall’artista, in quel momento in trasferta in Italia, tra marzo e aprile 2020.
In questa sequenza di segni Pediconi documenta lo scorrere del tempo per marcare il vuoto ed il senso di sospensione di quei giorni, al fine di rappresentare un diario della memoria per non dimenticare.

Beatrice Pediconi (1972, Roma, vive e lavora a New York) in merito a quest’opera dichiara:

Diario di un Tempo Sospeso nasce dall’esigenza di scandire i giorni occupando il vuoto di un tempo dilatato.

Trovandomi in Italia a fine febbraio 2020 per trascorrere un breve periodo mi ritrovo accidentalmente bloccata a Roma per sei settimane e un giorno, periodo che coincide con la chiusura totale dell’Italia e degli spazi aerei con l’impossibilità di ritornare a New York dove vivo da sedici anni. Come in un diario, ogni carta inizia ad accompagnarmi in questo nuovo viaggio durante il quale rifletto sul concetto di appartenenza ritrovandomi in una condizione precaria e instabile.

Utilizzando strisce di emulsione fotografica come strumento per segnare la carta, l’installazione è realizzata tramite una tecnica non convenzionale che combina l’elemento gestuale del disegno con materiale fotografico di scarto.
Dopo aver ritagliato polaroid (50 x 70 cm) appartenenti a dei miei lavori passati in strisce sottili, inserisco quest’ultime all’interno di una vasca con acqua bollente, al fine di separare l’emulsione dal supporto originale fotografico. Recuperando poi solamente i filamenti di emulsione li trasferisco su carta cotone sempre all’interno di una vasca piena d’acqua, dando origine a una ricerca che rimane sempre in bilico e che rifiuta di rientrare in una categoria ben precisa: disegnare con la fotografia.

Il Diario di un Tempo Sospeso è dunque il risultato di una metamorfosi, e le sue carte – abitate da storie rimosse e trasformate come anche da stratificazioni nascoste – diventano un mezzo di rappresentazione in bilico tra passato e presente.

Rimangono sottili filamenti, tracce filiformi e fluttuanti a testimonianza di un’esperienza personale e di una memoria collettiva caratterizzata da stati d’isolamento, divisione, perdita, recupero e trasformazione.

INFO:
Beatrice Pediconi | Diario di un Tempo Sospeso
nell’ambito della mostra L’improduttiva di Giulia Andreani

29 ottobre 2023-10 marzo 2024

Collezione Maramotti
via Fratelli Cervi 66, Reggio Emilia
http://www.collezionemaramotti.org

z2o Sara Zanin, via Baccio Pontelli 16, Roma
info@z2ogalleria.it | z2ogalleria.it
Press office galleria: Sara Zolla | press@sarazolla.com | T. + 39 346 8457982

Beatrice Pediconi, Diario di un Tempo Sospeso, 2020. Foto Dario Lasagni (dettaglio)

Pingo ergo sum

Ironia, estetica, sperimentazione: sono questi i tre elementi chiave della produzione artistica di Marco Marrocco che, tra pennellate morbide ed incisive, esplosioni di colori e forme stilizzate, dimostra di conoscere, seppur con sguardo critico, la tradizione pittorica, con la voglia di traslarla nel gusto contemporaneo e consapevolezza della funzione dell’arte. “Pingo ergo sum”, che rimanda alla nota locuzione latina di Cartesio, è il titolo della sua nuova mostra, a cura di Francesca Barbi Marinetti e fortemente voluta da Tina Vannini, ospitata presso il ristorante vegetariano Il Margutta Veggy Food & Art, a Roma, in via Margutta 118. La personale, che comprende 22 opere, aprirà martedì 26 settembre (vernissage e Aperitif Art ore 19-21) e sarà visitabile sino a domenica 26 novembre 2023.

Marrocco considera l’opera d’arte un campo di forza che ha la capacità di attrarre e catturare la vita interiore, i sentimenti, l’anima e il suo linguaggio: ne deriva un corpus multiforme di materiali e segni che si offrono alla visione con la forza e l’immediatezza di un alfabeto sensibile. La tensione delle linee, l’uso dei colori, la scelta dei soggetti rappresentati: una ricerca fortemente ispirata ai lavori di Kandinskij, Mirò e Klee, delle avanguardie storiche, dell’informale e dell’espressionismo astratto. I quadri in mostra rivendicano quindi il loro diritto all’autodeterminazione in quanto opere d’arte, nate dalla convinzione che l’arte vera si muove sempre nel solco della ricerca della verità.

Come sottolinea la curatrice Francesca Barbi Marinetti, “Pur drammaticamente interrogative, Marrocco trova soluzioni formali sintetiche e ironiche (Il Rogo, Lo Scivolo, Una via d’uscita), risponde morbidamente a posizioni nichiliste sulla funzione dell’arte dimostrandone la sensuale intensità (Il nudo e il mare, Divano blu) nonché la sua potente e fulminea capacità di sintesi (Il Toro), fa vibrare i colori risensibilizzandoci al piacere per la materia pittorica (il ciclo Aurea, Radiografia dell’anima), esplora l’indefinitezza della forma con suggestioni sinestetiche con la musica (Carnevale sulla V strada, Tre note calde) e con i ritmi e movimenti frenetici della vita metropolitana (Nella giungla delle città).

Ogni mostra è un viaggio che le opere compiono altrove – dichiara l’artista Marco Marrocco – Via Margutta, con tutta la memoria storica che porta con sé, è il luogo perfetto per questo viaggio, e Tina e la curatrice Francesca Barbi Marinetti le compagne ideali. “Pingo ergo sum”, recita il titolo, ma perché le opere possano esistere hanno bisogno di un osservatore che le animi”.

“Ho conosciuto l’arte di Marco grazie ad un amico in comune ed è stato amore a prima vista – spiega Tina Vannini, titolare de Il Margutta – Sebbene abbia da sempre una preferenza per l’arte figurativa, sia per gusto che per immediatezza del messaggio, l’astratto di Marrocco è più concreto di quanto si possa pensare. I suoi significati sono nascosti ma forti, i suoi colori esplosivi e vivaci, i suoi tratti incisivi e mai sporchi. E’ un onore per me ospitare queste tele in questo spazio che ha fatto della ricerca e dell’estro le sue parole d’ordine, proprio come ha fatto lui del suo operato”.

Marco Marrocco, classe 1977, vive e lavora a Roma come scrittore e autore televisivo. Cresciuto in provincia di Latina, comincia a dipingere e a scrivere fin da giovanissimo. Conseguita la Laurea in Lettere Moderne a Roma, approfondisce lo studio dell’Estetica e della Storia dell’Arte. Vincitore del Premio Nazionale “La Giara” con il romanzo Come l’antenna per i passeri, ha scritto diversi saggi sul cinema. Per la presentazione dell’opera su Vincent Van Gogh, Vincent sul divano, edita da Fefé, ha realizzato un video d’arte interpretato da Roberto Pedicini. L’espressione pittorica è una costante della sua vita: il suo lavoro è ispirato ai Post Espressionisti, alle Avanguardie del primo Novecento, all’Informale e alla lezione di grandi Maestri come Mirò e Kandinskij.

Segnalato da:
Salvo Cagnazzo
Ufficio Stampa Uozzart
Mob: +39 392 1105394
Mail: stampa@uozzart.com – uozzart@gmail.com
Web: https://uozzart.com/

Silvana Landolfi – Steresis

STERESIS “la forma in divenire contenuta nella materia, nel processo di genesi di un’opera d’arte”. A cura di Anna Isopo – Testi di Aldo Ciolfi, Martina Scavone, Giorgio Vulcano.


Sabato 23 settembre alle ore 18.00 presso Arte Borgo Gallery sarà inaugurata la mostra personale di Silvana Landolfi dal titolo STERESIS “la forma in divenire contenuta nella materia, nel processo di genesi di un’opera d’arte”.
L’artista presenta un corpus di opere inedite appositamente realizzate. Tre sculture in plexiglass e porcellana e quindici lavori su tela, in cui è evidente la rilevante quanto fondamentale evoluzione del suo percorso artistico. Pittura e scultura, parimenti amate da Silvana, sono collocate come parti complementari e in modo analogo si influenzano e si consolidano.

Scrive la storica dell’arte Martina Scavone: Poche forme di espressione artistica contemporanea riflettono il concetto di “Steresis” al pari della produzione di Silvana Landolfi, la quale si avvale dell’articolata tecnica della pittura a terzo fuoco per inseguire le armonie temporali e creare scenari accattivanti, in cui le geometrie la fanno da padrone. Partendo da una meticolosa progettazione, questa passa attraverso la frammentazione dei punti di vista sino a giungere ad una elegante essenzialità delle forme.


Lo storico dell’arte Giorgio Vulcano, autore della monografia dell’artista, scrive: Le recenti sperimentazioni di Silvana Landolfi sono nuove forme di espressioni essenziali, modulate e intuitive. La creazione artistica non necessariamente è una rappresentazione mimetica del mondo esteriore ma, attraverso i diversi materiali presenti in natura, diventa un ritorno alle radici e alle origini del rapporto dell’essere umano col proprio tempo e spazio.


Nata nel giugno 1957 ad Esperia, Silvana Landolfi vive e lavora a Roma. Frequenta il Liceo Artistico di Cassino e prosegue la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Frosinone, dove nel 1979 si diploma in Scultura.
Dal 1996, grazie alla frequenza di un attivo laboratorio si avvicina alla pittura su porcellana al terzo fuoco. Approfondisce nel tempo le diverse tecniche, seguendo corsi e seminari con maestri nazionali ed internazionali del settore.
Numerose sono le sue presenze in esposizioni, nazionali ed internazionali, in cui ha ottenuto premi e riconoscimenti. Tra le più importanti si citino Montecarlo, Barcellona, Roma, Milano, Venezia, Spoleto, Napoli e Treviso. Molte sue opere sono pubblicate su riviste del settore.

Info:
STERESIS “la forma in divenire contenuta nella materia, nel processo di genesi di un’opera d’arte”
di Silvana Landolfi
a cura di Anna Isopo
presentazione a cura di Martina Scavone e Giorgio Vulcano
Arte Borgo Gallery – Borgo Vittorio 25 – Roma
Dal 23 al 30settembre 2023
Inaugurazione: sabato 23 settembre ore 18:00
Orari: dal martedì al sabato 11 | 19 Lunedì e festivi chiuso
Info: info@arteborgo.it | 345.22.28.110

Nido – Marina e Susanna Sent

marina bastianello gallery è lieta di presentare in occasione di The Venice Glass Week la mostra personale di Marina e Susanna Sent “Nido”, a cura di Marina Bastianello (dall’11 al 16 settembre 2023, inaugurazione sabato 9 settembre 2023 dalle 18:30 alle 20:30).

Un luogo simbolo di protezione in natura, il nido rappresenta un concetto più ampio che evoca affetti, intimità, cura, dedizione e genesi vitale.

La cura e la dedizione che gli uccelli tipicamente usano nella costruzione del proprio nido è la stessa che per traslato si può leggere nel lavoro di Marina e Susanna Sent, due designer muranesi che partendo dal gioiello, punto di forza e avvio storico del loro brand, sono giunte a più recenti oggetti scultorei. La vivacità e la fantasia di colori tratti dalla tradizione muranese caratterizza lo stile Sent ma convive felicemente con una chiara propensione verso il minimalismo, una ricerca sull’essenza stessa del fare vetro.

La gentilezza poetica è il tratto distintivo di ogni oggetto, a tutte le scale dal gioiello alla scultura, esito di una accurata ricerca formale e di una ispirazione spesso rivolta all’acqua e ai colori della laguna. Nel progetto Nido però la forma è solo un pretesto necessario al racconto del processo. La sperimentazione è il centro propulsore della forma, l’esito rimane la testimonianza di un processo incontrollabile, come imponderabile è la natura del vetro. Il vetro, materiale che nell’immaginario comune si colloca sul crinale tra la chimica e l’alchimia, è un materiale ancestrale – fuoco e sabbia – che riserva, per i progettisti più audaci, sorprese inaspettate.

Il vetro infatti prima si pensa e si crea, poi si disegna. Il ribaltamento delle fasi di progetto che riguardano il vetro rispetto alle fasi di progettazione di un comune oggetto di design è una eccezionalità che dipende proprio da questa natura instabile, poco prevedibile e misteriosa della materia vetrosa viva, che nell’incontro con altri materiali reagisce e modifica l’idea iniziale.

Marina e Susanna Sent, da sempre attratte dalla sperimentazione, hanno scelto con Nido di accostare polveri, acqua e metalli al vetro. Ottenuti dopo una paziente successione di prove, le sculture in cristallo massello proteggono il prezioso risultato della sperimentazione che si esprime con l’evocazione spontanea e unica del nido. Un nido sempre diverso, come accade in natura. L’idea del nido, dove tutto nasce, cresce attraverso la cura e la condivisione, è per Marina e Susanna, che spesso si muovono rendendo immateriale la materia, un messaggio concreto di impegno, ingegno ed energia nel lavoro e nella vita.

The Venice Glass Week è il festival internazionale, nato nel 2017, che la città di Venezia dedica all’arte vetraria, attività artistica ed economica per la quale la città lagunare è conosciuta in tutto il mondo da oltre 1.000 anni. La settima edizione del festival si terrà dal 9 al 17 settembre 2023. The Venice Glass Week è promosso e organizzato da Comune di Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia, LE STANZE DEL VETRO – Fondazione Giorgio Cini, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti e Consorzio Promovetro Murano.

Per ulteriori informazioni, visitare http://www.theveniceglassweek.com

Nido – Marina e Susanna Sent
a cura di Marina Bastianello
con un testo di Rosa Chiesa

via Pascoli 9C, 30171, Venezia Mestre
m +39 338 7370628
m +39 366 6875619

news@marinabastianellogallery.com
http://www.marinabastianellogallery.com
lun/mer-ven 16.00-19.00
sab su appuntamento
mar/dom chiuso

Enzo Cucchi – La mostra

Comunicato stampa
La Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture, presieduta da Osvaldo Menegaz, trasforma ogni estate Castelbasso, piccolo centro della provincia teramana, nel Borgo della cultura. Quest’anno la manifestazione è in programma da domenica 23 luglio a domenica 27 agosto. Fulcro delle iniziative sono le mostre di arte contemporanea a cui si affiancano appuntamenti con la musica e la letteratura.

Enzo Cucchi, “Senza Titolo”, 1978, olio su tela e ceramica, tela 150×104 cm, ceramica 250 cm
Collezione Privata courtesy Rizziero Arte – Foto di Gino Di Paolo

In questo 2023 protagonista sarà l’esposizione Enzo Cucchi. La mostra che, curata da Ilaria Bernardi, desidera rendere omaggio a uno dei più importanti artisti italiani. Cucchi, nato a Morro d’Alba (Ancona) nel 1949, ha esordito alla fine degli anni Settanta con un lavoro pittorico che è riuscito in pochi anni a imporsi sulla scena artistica internazionale. La sua ricerca ha inaugurato le tendenze espressive più tipiche degli anni Ottanta, sorte quasi contemporaneamente in Europa e negli Stati Uniti.

Cucchi ha concepito la mostra per palazzo De Sanctis a Castelbasso come un excursus nella sua produzione pittorica e disegnativa degli ultimi dieci anni, finora ancora poco indagata.

La mostra si snoda sui tre piani del palazzo.
Al piano terra i visitatori sono accolti dall’unica opera scultorea in mostra, Mirare (2016), nella quale un cavo d’acciaio appeso tra due pareti trafigge la nuca di una testa in bronzo e fuoriesce dalla sua bocca. Grazie al titolo, nonché tramite i due occhi “spalancati” nel bronzo, la scultura evoca il duplice atto che sta alla base di qualsiasi mostra: il mirare da parte dell’artista a una visione per materializzarla in un’opera, e il contemplare quell’opera da parte dello spettatore, una volta realizzata ed esposta.

Nella sala attigua, ci accoglie un altro occhio, questa volta dipinto su una grande tavola unita ad applicazioni in ceramica (Coda, 2021), analoga per tecnica all’opera La quadra (2021) posta di fronte che mostra uno scheletro umano, a pendant dei teschi delineati sui due stendardi Senza titolo vicini.

Nella terza sala del piano terra, il Senza titolo del 1978 rende omaggio agli inizi del percorso di Cucchi attraverso un’opera in cui pittura, scultura e ceramica si fondono in un unicum.

Alla fine delle scale che collegano il piano terra con il primo piano, uno schermo proietta Cucchi a passo uno (2012): un viaggio visionario in stop-motion intorno all’opera dell’artista, prodotto e animato con la tecnica della claymation, diretto da Maurizio Finotto e realizzato in collaborazione con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Da qui si accede alle sale del primo piano che delineano un percorso attraverso quattro delle più ricorrenti tematiche del lavoro di Cucchi: la morte, sottesa da tre opere attraverso il motivo iconografico dello scheletro e del teschio (La vita morta, 2021; Lumare, 2015; Stimmata, 2018); il paesaggio dall’atmosfera onirica ed enigmatica evocato da tre dipinti (Atto, 2016, e due Senza titolo, rispettivamente del 2013 e 2017); la possibile tridimensionalità della pittura sviluppata attraverso quattro piccoli dipinti recanti innesti materico-scultorei (Orientato a primavera, 2016; Scimmiottare, 2021; e due Senza titolo, rispettivamente del 2018 e 2021); infine, il segno, sviluppato attraverso una immaginaria “Cattedrale” costituita da numerosi disegni su carta, sul modello di quanto fatto in occasione della mostra personale del 1993, curata da Ida Gianelli e Giorgio Verzotti, al Castello di Rivoli museo d’Arte contemporanea.

Al termine della visione della “Cattedrale”, nell’altra metà della sala il pubblico è chiamato a cimentarsi con la versione digitale dell’archivio dell’artista sotto forma di videogioco esplorativo in soggettiva diviso in dieci livelli, corrispondenti a luoghi digitali da esplorare, creati a partire dalle opere dell’artista stesso. Dal titolo Cuccchi, è stato realizzato nel 2021 da Alessandro Cucchi, Julián Palacios e Fantastico Studio e disponibile per pc, console PlayStation, Xbox e Nintendo Switch, online e anche come App per telefonini.

Dopo aver fatto cenno al percorso dell’artista tramite il videogioco e l’opera del 1978 al primo piano, e dopo aver delineato quattro possibili fili rossi del suo lavoro al secondo piano, la mostra, all’ultimo piano, rende omaggio alla grande potenza visiva e ambientale del segno di Cucchi, presentando cinque dipinti dalle dimensioni monumentali(Quadro sfinito post-pop 2021; Giostra magica, 2021; Fiore, 2021; La prima luna, 2022) uniti a una piccolissima scultura in bronzo che saluta il visitatore al termine della mostra sbucando da una nicchia scavata nella parete.

La meraviglia provocata da un segno”, scrive la curatrice Ilaria Bernardi nell’introduzione del libro d’artista edito per l’occasione dalla Fondazione Menegaz (VIAINDUSTRIAE, Foligno 2023, pp. 128, ill.), “Così potremmo definire il lavoro di Cucchi che nel segno trova la propria ragion d’essere nonché la fonte prima di emozione. Si tratta di un segno che sovente prende la forma di teschio o di fuoco fatuo; talvolta di animale o di creatura umana ingigantita, rimpiccolita, stilizzata, oppure ridotta a specifiche parti anatomiche; altresì di zona d’ombra o di paesaggio collinare privato delle tradizionali coordinate spazio-temporali e pertanto disorientante, onirico. Tuttavia, il suo segno non è un racconto, né un’illustrazione, né una descrizione: non è sogno, ma tautologicamente solo e soltanto segno”.

Enzo Cucchi
Enzo Cucchi (Morro d’Alba, Ancona, 1949), dopo lavorato come restauratore di libri e quadri, si è avvicinato da autodidatta all’arte e poi alla poesia pubblicando alcuni testi in versi quali Testa è estensione della mente (1973), Enzo Cucchi ex Enzo Cucchi (1974) e Il veleno è stato sollevato e trasportato (1976). L’esordio come artista risale al 1977 con l’esposizione del disegno Ritratto di casa agli Incontri Internazionali d’Arte a Roma. Tra gli artisti inclusi da Achille Bonito Oliva nel movimento della Transavanguardia, fin dal 1980 le sue opere sono state ospitate nei più importanti musei, gallerie e rassegne internazionali, tra cui La Biennale Internazionale d’arte di Venezia, Documenta a Kassel, la Quadriennale d’Arte di Roma. Tra le numerose mostre personali ci sono quelle da Paul Maenz a Colonia nel 1980; nella Sperone Westwater Fischer a New York nel 1981, nella galleria di Bruno Bischofberger a Zurigo nello stesso 1981, e più recentemente al Museo Correr di Venezia nel 2007 e al MAXXI di Roma nel 2023. Ha, inoltre, preso parte a mostre collettive nei più importanti spazi espositivi italiani e stranieri come la Kunsthalle di Basilea, il Solomon R. Guggenheim di New York, la Tate Gallery di Londra, il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Castello di Rivoli, Rivoli (To), il Palazzo Reale di Milano, il Sezon Museum of Art di Tokyo, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, Il Musèe d’art modern di Saint-Etienne Metropole. Numerose sue opere sono state concepite per essere installate permanentemente in prestigiosi luoghi pubblici in Italia e all’estero (nel parco Brueglinger di Basilea, presso il Louisiana Museum di Copenaghen, all’esterno del Centro Luigi Pecci di Prato, presso la York University di Toronto) e altrettanto numerose sono state anche le sue collaborazioni non solo con altri artisti, ma anche con architetti, designer, poeti e intellettuali, tra cui quella nel 1994 con Mario Botta per la Cappella sul Monte Tamaro in Svizzera. I suoi lavori si trovano nelle maggiori collezioni museali del mondo e nelle più prestigiose collezioni private nazionali e internazionali.

Enzo Cucchi – La mostra
Fondazione Malvina Menegaz – Palazzo De Sanctis
via San Nicola, 17 0861 508000 Castelbasso, Castelbasso, Italia

Dal 23/07/2023 al 27/08/2023
dal giovedì alla domenica, dalle 19 alle 24

Omar Galliani. Diacronica.

Il 13 luglio Palazzo Reale a Milano presenta una mostra monografica di Omar Galliani, maestro riconosciuto del disegno, che resterà aperta al pubblico ad ingresso gratuito fino al 24 settembre 2023.

L’esposizione Omar Galliani. Diacronica. Il tempo sospeso, a cura di Flavio Caroli e Vera Agosti, è promossa da Comune di Milano-Cultura e prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Archivio Omar Galliani.

Omar Galliani, Omar Roma Amor, 2012, matita su tavola, cm 315×400. Courtesy the Artist

Fonte

L’Abbraccio. Il laboratorio delle Emozioni

Cesare Catania approda a Venezia grazie alla recente collaborazione con la Fondazione Donà dalle Rose che per l’intero mese di Luglio 2023 lo accoglie nell’omonimo Palazzo in Residenza d’Artista, oltre ad averlo inserito nel parterre dei propri artisti di punta. Fino al 30 luglio il Palazzo, tra i più antichi veneziani risalente agli inizi del 1600, propone una apertura straordinaria con un ricco calendario di eventi e ospita la mostra personale dell’artista “L’Abbraccio. Il laboratorio delle Emozioni” in collaborazione con Fondazione Donà dalle Rose e curata da Chiara Modica Donà dalle Rose. L’esposizione, una vera e propria lente d’ingrandimento sulla poetica di Catania, comprende 27 opere dell’artista tra NFT, dipinti e sculture.

Cesare Catania arriva a Venezia pronto per nuove sfide, dopo aver aggiunto di recente un ulteriore tassello alla sua poliedrica attività di artista grazie alla creazione di “Disruptive” suo primo cortometraggio musicale realizzato con materiale “free copyrights” reperito su internet, sempre nel segno di un’arte democratica. Ingegnere per formazione e artista per passione, profondo conoscitore di tutto ciò che rientra nell’universo digitale e fervido sostenitore del cubismo, Cesare Catania è stato nominato a Gennaio 2023 negli USA “Ambassador a livello worldwide della Giornata Internazionale dell’Abbraccio” e inserito da Forbes tra gli artisti italiani più competenti al mondo in materia di NFT e Metaverso.

Molto caro a Catania è in primis il concetto di arte “democratica”, ovvero fruibile liberamente e sdoganata dai soliti luoghi istituzionali quali musei e gallerie, capace di parlare alle persone coinvolgendole in un percorso emozionale che si sviluppa in location insolite come nel caso, appunto, dell’antichissimo Palazzo Donà dalle Rose.

Tale concetto si collega direttamente al Progetto internazionale socio-culturale “L’Abbraccio” ideato e promosso dallo stesso Catania per avvicinare all’arte, attraverso workshop e sessioni creative, non solo i bambini ma anche persone affette da disabilità o meno fortunate, sempre sotto il cappello di un’Arte capace di andare al di là di qualsiasi differenza geografica e religiosa, un’arte che si schiera apertamente contro razzismo, ingiustizie e discriminazioni. Tra le realtà che stanno dando il proprio sostegno a tale Progetto ve ne sono diverse a livello sia nazionale, come la Divisione Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, sia internazionale come l’Ambasciata Italiana in Angola.

PROGETTO RESIDENZA D’ARTISTA – FONDAZIONE DONA’ DALLE ROSE
Durante il mese di Residenza d’artista a Palazzo, l’obiettivo di Cesare Catania sarà lavorare alla produzione della nuova collezione “The other side of the moon”, caratterizzata da una forte contaminazione tra la “Tecnica Catania” (basata sul mix di siliconi e acrilici), le sue tipiche geometrie prospettiche e l’utilizzo di materiali reperiti in Laguna.

Catania renderà così un duplice tributo, alla Luna e a Venezia, sancendo attraverso il suo Progetto di Residenza l’importanza e la necessità per l’artista non solo di lasciarsi ispirare dal luogo in cui opera ma anche di poter lasciare nelle opere – e attraverso di esse – segni tangibili dell’ispirazione ricevuta magari proprio utilizzando materiali scovati durante il periodo della Residenza.

MOSTRA “L’ABBRACCIO – IL LABORATORIO DELLE EMOZIONI”
In esposizione 27 opere originali di diversa natura, dalla scultura alla pittura sino agli NFT, tutte collegate dal fil rouge concettuale di un’arte “democratica”.

Le opere sono collocate in parte nella sezione centrale del Piano Terra di Palazzo Donà dalle Rose, che funge da corridoio espositivo sul quale si affaccia un’ampia sala suddivisa internamente in due sezioni: una sezione espone lavori realizzati in acrilico e silicone secondo la cosiddetta Tecnica Catania che conferisce alle opere un sapore tridimensionale e un’altra sezione è invece dedicata a opere di arte concettuale-sperimentale e agli NFT dell’artista. Sempre nel corridoio, collocato all’interno di un’antica imbarcazione di proprietà della Famiglia Donà, vi è un ampio monitor grazie al quale è possibile conoscere altre opere NFT di Catania.

I visitatori della mostra “L’Abbraccio” potranno lasciarsi affascinare sin da subito dalla forza del marmo bianco la cui polvere, sapientemente lavorata con frammenti di meteorite e acciaio, trova la sua più alta espressione nelle sculture dal titolo “Cuore della Terra” (A e B Version) collocate nell’Androne di Palazzo Donà tra fregi e altre meraviglie risalenti al XVII secolo in un perfetto mix di arte antica e arte contemporanea.

La sezione scultura non mancherà tuttavia di altre sorprese colorate come nel caso delle opere in ferro, corda naturale, legno, silicone e acrilico, che rendono omaggio alla “Bocca dell’Etna”. Sarà tuttavia la serie ‘Feelings and Emotions’ a restituire allo spettatore la cifra dei sentimenti e delle emozioni più recondite del Maestro attraverso la presentazione di opere cariche di pathos tra cui si distinguono due sculture in acciaio, silicone, acrilico e pigmenti naturali (“Presenza” e “Assenza”) ma anche vibranti quadri 3D in silicone, acrilico e pigmenti naturali su tela come “Yellow Happiness”, “Pink Shyness” e “Gli Arlecchini”.

La mostra di Catania è un tripudio di arte allo stato puro, che sconfina spesso e volentieri in suggestive sperimentazioni capaci di dare vita a lavori che sanno avvolgere e far sognare come le opere in silicone e acrilico tra cui meritano una menzione speciale le versioni B e C de “L’Abbraccio” oltre alla celebre tela “L’Abbraccio” di recente esposta a Milano prima e al Museo della Poesia di Piacenza successivamente.

Molto particolari anche le opere di arte informale che campeggiano in tutta la loro forza visiva tra le architetture di tempi lontani di Palazzo Donà dalle Rose, prendendo per mano il visitatore e accompagnandolo in mondi altri, come ne “L’Uomo che non vede”, “Letture Estive” (omaggio a Pier Luigi Nervi), “L’Abbraccio – A version”.

PALAZZO DONA’ DALLE ROSE
Tra i protagonisti assoluti dell’estate veneziana si inserisce Palazzo Donà dalle Rose che svela al mondo i suoi tesori artistici dal XVI al XXI secolo, proponendo non solo l’apertura straordinaria al pubblico della Galleria del Doge al Piano Nobile e del laboratorio della visual artist Rosa Mundi al Piano Terra, ma anche ben due mostre in simultanea e l’esposizione di opere d’arte contemporanea inclusi lavori presentati in occasione della Biennale Arte Venezia 2022 all’interno del Padiglione della Repubblica di San Marino ospitato sempre presso Palazzo Donà.

Dagli artisti del Rinascimento sino a Banksy, Rosa Mundi e Cesare Catania, passando per una nutrita e variegata scuderia di artisti contemporanei con opere in esposizione (ADE, Endless, Sonia Ros, Ezio Cicciarella, Cesare Catania, Michele Tombolini, Fratelli Alviti, Camilla Ancilotto, Janine von Thüngen, Mark Art, Margherita Grasselli e tantissimi altri) la mostra a tutto tondo, che coinvolge Palazzo Donà dalle Rose dal piano terra al Piano Nobile, è un percorso artistico-culturale che si snoda nel tempo e accompagna il visitatore alla scoperta di artisti lontani e vicini per un’esperienza immersiva nella collezione privata dell’omonima Famiglia con ben 500 anni di collezionismo alle spalle.

INFORMAZIONI
Palazzo Donà dalle Rose
Fondamente Nove 5038, 30121 Venezia (fermata vaporetto: Fondamenta Nove)
Tutti giorni orario continuato, dalle 11.00 alle 18.30

BIGLIETTI
I biglietti per l’apertura straordinaria di Palazzo Donà dalle Rose sono acquistabili sia in loco sia online attraverso Vivaticket

COSTO BIGLIETTO INTERO: Euro 19.50
COSTO BIGLIETTO RIDOTTO: Euro 15,50
INGRESSO GRATUITO: bambini, persone affette da disabilità, over 65

Per ulteriori informazioni:
http://www.fondazionedonadallerose.org
http://www.cesarecatania.eu
http://www.instagram.com/art_cesarecatania

UFFICIO STAMPA CESARE CATANIA ART
Giordana Sapienza – Laura Cometa
E-mail: press.it@cesarecatania.eu | Mob: +39 342.8538791 | +39 327.1778443

Chiara Peruch Ucronie, zone mutanti

marina bastianello gallery è lieta di presentare la mostra personale dell’artista Chiara Peruch Ucronie, zone mutanti, a cura di Marina Bastianello (dal 30 giugno al 2 settembre 2023, inaugurazione giovedì 29 giugno 2023 dalle 18:30 alle 20:30).

La mostra si sviluppa attraverso brevi cicli di piccole opere pittoriche che, elaborando in serie il medesimo tema, ne esplorano i contenuti definendo relazioni e potenzialità del contesto immaginifico.

L’insieme dei dipinti che compone ciascuna serie, tele e tavole o carte intelate di uguali dimensioni, prende forma contemporaneamente: dilatando il tempo di esecuzione mediante rimandi intermittenti e sovrapposizioni progressive, anche lo sguardo è libero di scorrere in ogni direzione dentro episodi e frammenti, senza congelarsi in una prospettiva invariabile. Da ogni opera si originano tutte le altre, generando una narrazione che procede per sussulti evocativi, in cui la materia pittorica tesse la trama con i suoi richiami formali.

Le immagini segnalano l’ingresso in zone mutanti, di trasformazione, di trapasso e rinascita, luoghi o mondi strani e abbacinanti in cui può celarsi ogni minaccia: ambienti a noi forse inadatti, nei quali risulteremmo sgradevolmente di troppo perché fuori dal tempo, in ritardo o in anticipo. La visione altalenante di un paesaggio, nitido o ambiguo o fosco o alieno, appare il riferimento comune ad ogni ciclo di opere, come una vaga costante lessicale dell’impianto iconografico, irreprimibile e inattesa.

Chiara Peruch, Pordenone (1996). Vive e lavora a Venezia. Frequenta la cattedra del Prof. Carlo Di Raco, all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove consegue il Diploma di I e II Livello in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo con specializzazione in Pittura. Attualmente continua a seguire le attività dell’atelier in veste di Tutor di laboratorio esterno.

Chiara Peruch – Ucronie, zone mutanti
a cura di Marina Bastianello

inaugurazione giovedì 29 giugno 2023 dalle 18:30 alle 20:30 dal 30 giugno al 2 settembre 2023

via Pascoli 9C, 30171, Venezia Mestre
m +39 338 7370628
m +39 366 6875619

news@marinabastianellogallery.com
http://www.marinabastianellogallery.com
lun/mer-ven 16.00-19.00
sab su appuntamento
mar/dom chiuso

Anche tu sei un’icona?

Fino al 9 settembre presso THE POOL NYC in via Santa Maria Fulcorina a Milano sarà possibile visitare la mostra fotografica Are you an icon, too? ( Anche tu sei un’icona?). La mostra, che è curata da Luigi Franchin e Viola Romoli, presenta opere di Claudio Abate, Berenice Abbott, Nobuyoshi Araki, Peter Beard, Bill Brandt, Henri Cartier-Bresson, Gregory Crewdson, Mario De Biasi, Robert Doisneau, Alfred Eisenstadt, Elliott Erwitt, Ron Galella, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Gianfranco Gorgoni, Jacques-Henri Lartigue, Yousuf Karsh, André Kertész, Alberto Korda, Richard Misrach, Vik Muniz, Tazio Secchiaroli, Elio Sorci, Wolfgang Tillmans, Oliviero Toscani, Inez Van Lamsweerde & Vinoodh Matadin, Minor White, Joel-Peter Witkin.

“Ogni giorno siamo sempre più bombardati da immagini di esseri umani famosi e anonimi, in ambito pubblico e privato e dovremmo chiederci se noi stessi siamo diventati iconici per qualcuno, o potremmo esserlo se fotografati in un certo modo.

Occhi cadenti, labbra semiaperte, piedi fetish, gambe incrociate, mani parlanti: potremmo diventare un’icona, ma come possiamo esserlo davvero?

Nel 21 ° secolo, il tataki di tonno con avocado a fette di un noto chef ruba spazio ai volti di grandi filosofi o pensatori, perché?

Dobbiamo porci questa domanda prima di visitare la mostra e trovare la risposta dopo aver osservato attentamente le fotografie dei grandi maestri, che non hanno usato i loro cellulari immortalando compulsivamente alcuna immagine, ma hanno guardato attraverso un obiettivo incerto e catturato qualcosa di unico in un solo istante e irripetibile.

L’Icona nasce come immagine sacra dipinta su legno o tavoletta che viene successivamente impreziosita con oro, argento o pietre preziose, quindi qualcosa di unico; Si passa in un batter d’occhio dal sacro al profano con l’avvento dell’informatica: l’icona diventa una piccola immagine che rappresenta simbolicamente un comando, una funzione o anche un documento o un programma operativo, che appare sullo schermo di un computer.

Circa 30 maestri della fotoarte, selezionati tra quelli esposti a Milano nel corso degli ultimi 40 anni. Sono tutte esposte dal 12 maggio al 9 settembre presso THE POOL NYC in via Santa Maria Fulcorina a Milano. Da Jacques-Henri Lartigue a Gregory Crewdson, questi pionieri dell’arte della fotografia ci raccontano una storia del Novecento. Infatti la foto più antica della mostra è un Lartigue datato 1912 e un Crewdson datato 1999 mette la parola “fine” al secolo scorso. Ognuno dei fotografi è rappresentato da foto – icone che hanno avuto un grande impatto nelle visioni della nostra storia sociale moderna.

Immagini che hanno influenzato le nuove generazioni nel corso degli anni, partecipando così a un momento unico della storia, “il trionfo della fotografia nel nuovo millennio”. []”

Da dove veniamo e dove andiamo di Tetsuji Endo

L’artista giapponese, da anni trapiantato ad Arezzo, espone trenta opere alla Icario Winery di Montepulciano che indagano il senso della vita. Sabato 20 maggio, dalle ore 18, l’inaugurazione ufficiale con una degustazione di vini della pluripremiata cantina

Dal 20 maggio al 17 settembre 2023 la Icario Winery di via delle Pietrose 2, a Montepulciano (SI), ospita “Da dove veniamo e dove andiamo”, mostra personale di pittura di Tetsuji Endo.
Sabato 20 maggio, alle ore 18, l’inaugurazione ufficiale alla presenza dell’artista. In occasione del vernissage verrà proposta una degustazione di alcuni vini della cantina.
La mostra sarà visitabile, a ingresso libero, tutti i giorni dalle 9 alle 18.

LA MOSTRA
L’arte di Tetsuji Endo sbarca a Montepulciano, gioiello medievale a cavallo tra la Val di Chiana e la Val d’Orcia. Con la sua personale “Da dove veniamo e dove andiamo” nella pluripremiata cantina Icario Winery, l’artista giapponese che da anni vive in provincia d’Arezzo espone circa trenta opere. I lavori in mostra approfondiscono l’indagine introspettiva sull’origine dell’umanità, sulla sua destinazione su questa terra, sulla sostanza stessa dell’essere umano, nonché sui suoi desideri.
Tale concetto fu affrontato anche dal pittore francese Paul Gauguin nella celebre opera del 1897 “D’ou venons nous, que sommes nous, ou allons nous”, oggi custodita nel Museum of Fine Arts di Boston.
Attraverso i simbolismi tipici del suo linguaggio, come il labirinto e l’albero della vita, Tetsuji Endo intende intraprendere anche una riflessione sulla propria esistenza. Una profonda ricerca di se stesso, al fine di comprendere l’essenza più vera della propria natura.
La mostra è allestita negli splendidi ambienti di Icario Winery, una delle cantine più conosciute di Montepulciano, produttrice di eccellenze come il Vino Nobile.

L’ARTISTA
Tetsuji Endo nasce nel 1977 a Chiba, in Giappone. Si laurea alla prestigiosa Università d’arte “Musashino Bijutsu Daigaku Art University” di Tokyo, specializzandosi in pittura a olio. Lavora come pittore scenografo nel “Teatro Shinbashi” e nel “Teatro Nazionale Giapponese” di Tokyo, quindi si trasferisce in Italia. Da anni vive nella campagna di Capolona, in provincia di Arezzo.
La formazione e la cura meticolosa per i dettagli, unita allo studio della pittura rinascimentale italiana che l’artista approfondisce dopo il trasferimento, rendono la ricerca di Tetsuji Endo originale e caratterizzata da profondi simbolismi che guardano alla tradizione metafisico-esoterica di provenienza pitagorica, ermetica e indiana.

Addetto stampa – Marco Botti
tessera ODG 118843 – cell. 3475489038
marco.botti9@gmail.com -marco.botti@pec.giornalistitoscana.it

Beatrice Pediconi. Presenze

z2o Sara Zanin è lieta di segnalare che mercoledì 10 maggio, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, inaugura la mostra Beatrice Pediconi. Presenze curata da Adriana Polveroni.

Beatrice Pediconi è un’artista multimediale che rielabora linguaggi tradizionali per esplorare processi alternativi ed approdare ad inedite soluzioni formali ed espressive impossibili da controllare completamente. La mostra Presenze proposta nella Gipsoteca della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea prende corpo da una serie di disegni su carta realizzati mediante una tecnica che impiega strisce di emulsione fotografiche ricavate da lavori precedenti.

Sono segni leggerissimi, quasi evanescenti che però hanno un’origine complessa. In una vasca piena di acqua, usando dei pennelli o direttamente con le proprie mani Pediconi muove l’emulsione che assume la consistenza di un velo di seta per poi posizionarla su carta per acquerello. L’acqua diviene il tramite che permette la trasformazione del materiale fotografico in strumento per disegnare, dando origine ad una tecnica sperimentale in bilico tra media diversi.

Ciò che vediamo sono le tracce di un passato trasformato, ma anche la sequenza di un racconto intimo in cui il ricordo messo a nudo si rivela nella sua fragilità dando spazio a quel che rimane. Con questo processo, solo apparentemente semplice ma che presuppone passaggi sofisticati, l’artista ci fa complici di un viaggio nella sua memoria e nell’urgenza di un presente che vuole decifrare il passato e restituirlo a nuova vita.

La serie Nude, presente in mostra, è il risultato di una ricerca che ho sviluppato in seguito alla perdita di mio padre e che riflette sul tema del passaggio del tempo, del recupero della memoria e della trasformazione come elaborazione del lutto. Questi segni, risultato di una metamorfosi, sono testimonianza di storie rimosse e trasformate in una sorta di stratificazioni nascoste, diventando un mezzo di rappresentazione come prova della nostra esistenza” (Beatrice Pediconi).

La collocazione della mostra Presenze nella Gipsoteca della Galleria Nazionale, abitata da particolari e vibranti presenze come i volti, i corpi e le storie che si offrono al visitatore, risulta per un verso spiazzante – tanta materia a fronte di segni lievissimi – ma guardata da un’altra prospettiva, è forse proprio quello il luogo dove possono allacciarsi silenziose corrispondenze, intrecciarsi dialoghi immaginari, e forse immaginifici. Tra passato e presente, tra ciò che era e che sarà.

Contatti

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
viale delle Belle Arti 131 Roma

T + 39 06 32298221
lagallerianazionale.com

LaGalleriaNazionale


INFO

z2o Sara Zanin

via della Vetrina 21 00186 Roma
Orari apertura galleria: lun-sab (o su appuntamento) | 13-19
Info: info@z2ogalleria.it | z2ogalleria.it
Press office z2o: Sara Zolla | press@sarazolla.com | T. + 39 346 8457982

Abitare il museo

Il Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni, da oltre 25 anni punto di riferimento unico nella scena dello spettacolo contemporaneo, ha lanciato un bando rivolto ad operatori e mediatori culturali under 35, per la partecipazione ad un percorso gratuito di formazione che sarà ospitato al Museo Guadagnucci di Massa (MS), da sempre vicino ai giovani e al territorio, attraverso la promozione di esperienze diversificate per l’educazione, la riflessione e la condivisione di conoscenze.

Curato da Virgilio Sieni e Delfina Stella, il workshop “Abitare il museo” è promosso dal Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni nell’ambito del progetto “L’inizio del sentire”, realizzato per il territorio e la cittadinanza di Massa con il contributo del Consiglio regionale della Toscana ai sensi della L.R. n. 3/2022 e in collaborazione con il Comune di Massa e il Museo Guadagnucci.

Il weekend di formazione, che si terrà dal 19 al 21 maggio 2023 negli spazi di Villa La Rinchiostra, intende offrire strumenti e prospettive per operare nei musei attraverso i linguaggi del corpo, con uno sguardo rivolto alla cura e all’accessibilità dei processi di creazione artistica e partecipazione culturale.

Lezioni pratiche e teoriche, visioni di performance e riflessioni sul campo saranno la base per approfondire le tematiche del percorso, offrendo ai partecipanti esperienze dirette di pratica, osservazione e progettazione condivisa.

I giovani interessati potranno inviare la propria candidatura fino al 4 maggio 2023. Il bando integrale è pubblicato all’indirizzo https://virgiliosieni.wufoo.com/forms/zv6ojwl19cdbnd/. L’accesso è riservato a un numero limitato di partecipanti. La frequenza è gratuita; viaggi, vitto e alloggio a carico dei corsisti. I candidati selezionati riceveranno conferma entro l’8 maggio 2023. Per informazioni e approfondimenti: http://www.virgiliosieni.it, http://www.museoguadagnucci.it.

Il Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni, con sede a Cango a Firenze, si apre a un orizzonte internazionale di ricerca ponendo il corpo, la danza e i linguaggi contemporanei dell’arte in dialogo con le discipline umanistiche e con il territorio nei suoi aspetti architettonici e urbanistici. Proiettato verso la costruzione di una polis culturale, il Centro si articola come un corpo organico agendo tra produzione, ospitalità, residenza e trasmissione attraverso la programmazione di Cango, le attività della Compagnia Virgilio Sieni e dell’Accademia sull’arte del gesto. Fondata nel 2007, l’Accademia sviluppa un programma inedito di formazione verso la creazione fondato su un continuum di progetti che accomunano danzatori e persone di tutte le età, dall’infanzia alla terza età fino ai non vedenti. Nella sede fiorentina di Cango e nei territori – italiani ed europei – in cui opera di volta in volta, l’Accademia sviluppa itinerari di avvicinamento e approfondimento dei linguaggi del corpo e della danza, ponendo i partecipanti in relazione con la natura e l’arte del proprio territorio attraverso la costruzione di azioni coreografiche e momenti di apprendistato alla visione accompagnati da artisti e studiosi di ambiti disciplinari diversi.

Il Museo Guadagnucci ha aperto le porte al pubblico nel 2015, in occasione del centesimo anniversario dalla nascita di Gigi Guadagnucci (Massa, 1915-2013). Grande scultore nato a Massa ma formatosi in Francia e vissuto a lungo a Parigi, Guadagnucci è stato uno dei principali maestri del marmo del XX secolo: il museo trae origine dalla donazione di un consistente nucleo di sue opere, ceduto dall’artista stesso e dalla moglie al Comune di Massa nel 2012 con l’obiettivo specifico di aprire un museo che contenesse una selezione significativa della sua produzione. La sede, il piano terra e l’interrato della seicentesca Villa La Rinchiostra, immersa in uno splendido parco, era stata identificata quando Gigi Guadagnucci era ancora in vita: lo scultore riteneva che l’apertura di un museo potesse costituire la base per trasformare la villa in un polo dedicato alle arti contemporanee. Il Museo – allestito dagli architetti Giuseppe Cannilla e Alberto Giuliani – ospita quarantasei opere di Gigi Guadagnucci eseguite tra il 1957 e il 2005, che documentano l’intero percorso creativo dell’artista.

Segnalato da: CSArt di Chiara Serri, Via Emilia Santo Stefano 54, 42121 Reggio Emilia

Le Tracce di Giangiorgio Lombardo

MADE4ART è lieto di presentare presso la propria sede in Via Ciovasso 17 a Brera, il quartiere dell’arte nel centro di Milano, TRACCE, mostra personale dell’artista fotografo Giangiorgio Lombardo a cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni. In esposizione una selezione di circa 20 opere in bianco e nero in formato quadrato, lavori inediti realizzati tra il 2021 e il 2023 che si riferiscono alla sua più recente produzione.

Nel corso degli ultimi anni, l’artista ha camminato a lungo su sentieri di campagna scoprendo case, casali, depositi e silos per la maggior parte abbandonati: luoghi silenziosi e in parte riconquistati dalla natura, che tuttavia racchiudono ancora qualcosa delle persone che li hanno costruiti e vissuti. L’obiettivo di Giangiorgio Lombardo li ritrae così come sono, privilegiando inquadrature frontali e rigorose, un approccio neutro, ma non indifferente, che permette di farli tornare per un momento protagonisti obbligandoci a fermare lo sguardo su di essi. Anche quando Lombardo indugia su un contesto tuttora abitato, non riusciamo a intravedere figure di uomini e donne, potendo tuttavia intuire la loro presenza da ciò che hanno temporaneamente lasciato.

La particolare sensazione di straniamento e sospensione che possiamo provare di fronte alle fotografie di Giangiorgio Lombardo è suscitata, oltre che dal soggetto, anche dal sapiente uso del bianco e nero nei suoi contrasti tra luci e ombre, sua forma espressiva privilegiata, riconoscendo all’assenza di colore un ruolo particolare come di porta d’ingresso da varcare per entrare pienamente nell’essenza dell’immagine. Scatti che trasmettono delle vere e proprie storie a chi li osserva, narrate attraverso il bianco e il nero, il racconto della vita scritto attraverso le tracce che essa ha impresso nei luoghi in cui è passata.

TRACCE sarà aperta al pubblico dal 29 marzo al 12 aprile 2023 con opening mercoledì 29 marzo dalle ore 18 alle 20; i giorni successivi il lunedì dalle ore 15 alle 19, dal martedì al venerdì dalle ore 10 alle 19, il sabato dalle ore 15 alle 18. Lo spazio resterà chiuso in occasione della Pasqua dal 7 al 10 aprile.

Giangiorgio Lombardo. TRACCE
a cura di Elena Amodeo, Vittorio Schieroni

29 marzo – 12 aprile 2023
Opening mercoledì 29 marzo ore 18 – 20
Orari di apertura dal 30 marzo:
lunedì ore 15 – 19, martedì – venerdì ore 10 – 19, sabato ore 15 – 18
Lo spazio resterà chiuso dal 7 al 10 aprile
Ingresso gratuito su appuntamento
Si invita a verificare sempre sul sito Internet di MADE4ART eventuali aggiornamenti sugli orari e le modalità di accesso allo spazio

Catalogo della Collana MADE4ART
disponibile in sede e scaricabile nella versione digitale da http://www.made4art.it

MADE4ART
Spazio, comunicazione e servizi per l’arte e la cultura Via Ciovasso 17, Brera District, 20121 Milano, Italia Fermate metropolitana Lanza, Cairoli, Montenapoleone http://www.made4art.it, info@made4art.it, +39.02.23663618

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